La filosofia, il Castello e la Torre - VII edizione
Festival internazionale di Filosofia
VII edizione: Universi - Ci può essere armonia nelle differenze?
1 - 26 settembre 2021
Informazioni e programma: www.lafilosofiailcastellolatorre.it
Venerdì 24 settembre 2021, Chiesa dell'Immacolata, ore 20:30
LECTIO MAGISTRALIS: A spasso per Pianeti e Lune. Amalia Ercoli Finzi.
Sabato 25 settembre 2021, Chiesa dell'Immacolata, ore 20:30
LECTIO MAGISTRALIS: L’universo dantesco. Serata dedicata a Dante Alighieri. Aldo Cazzullo.
Domenica 26 settembre 2021, Chiesa dell'Immacolata, ore 20:30
LECTIO MAGISTRALIS: Dodici volti dell'infinito. Piergiorgio Odifreddi.
L’essere umano si è sempre interrogato circa la sua relazione con l’universo, portando alla luce la questione dell’origine stessa della vita e della coesistenza delle sue diverse forme.
Individuare il preciso istante in cui tutto questo abbia avuto inizio è a dir poco complesso.
La scienza, con la teoria del Big Bang (1948), colloca la nascita dell’universo all’incirca 13,7 miliardi di anni fa, descrivendone l’evoluzione in un ordine di elementi che dal “vuoto” hanno dato origine a “un” universo in costante espansione.
I filosofi furono i primi a individuare i principi fisici o metafisici da cui l’universo ebbe origine, principi deterministici e unici che sostano - come sostanza - in ogni materia.
L’Uno volge verso il Tutto e Tutto volge verso l’Uno. Così lo spazio oscuro diviene manifestazione di una battaglia dialettica ed esistenziale che talvolta ha trovato una parziale tregua nella visione mistica delle filosofie orientali e presocratiche, segnando un passaggio necessario dal caos all’ordine: la parola kosmos in greco significa infatti “ordine”, ed è proprio in questo sistema che la vita ha avuto origine, ordinandosi.
Il concetto di “universo” mette fisicamente e metaforicamente sul banco di prova della ragione gli esseri razionali. Esso è razionale - afferma la scienza -, eppure tutto questo non appaga la tendenza umana alla ricerca di una relazione con l’ignoto, l’infinito e l’indeterminatezza.
Da sempre filosofia e scienza si sono misurate con questa indagine, a volte collaborando, altre rinnegandosi a vicenda. E se da un lato la filosofia ha posto spunti importantissimi, privi di rapporti empirici, partendo da intuizioni di carattere metafisico, dall’altro la scienza ha generato, sulla base di queste intuizioni proto-scientifiche, alcune delle ipotesi e teorie che hanno trovato il loro successo nel XX secolo. Da Eraclito a Newton, sono state tante le rivoluzioni che si sono succedute e che hanno, lentamente e inesorabilmente, rimosso l’essere umano dalla sua posizione centrale nel cosmo, mettendo in crisi la singolarità dell’unica (?) forma di vita “intelligente” che popola l’oscuro spazio.
Una tra le teorie che prendiamo a esempio è senza dubbio quella del Multiverso, che per certi aspetti si avvicina alla visione del filosofo nolano Giordano Bruno: esistono infiniti mondi in una infinità di bolle o universi, generati da un universo primo. Proprio su questa prospettiva di indagine il festival internazionale di filosofia vuole lanciare quest’anno la sfida etica, indagando la questione della convivenza tra le differenze, della pluralità, tracciando un percorso che porti verso una pratica visione delle armonie.
Strabiliante è pensare - qualsiasi sia il punto di vista che si voglia prediligere - come questo universo abbia permesso alla nostra vita di “venir fuori” - di emergere, nel senso etimologico del termine - in un fine tuning che accorda, armonicamente, il dispiegarsi delle differenze.
All’interno di questo spazio oscuro, che tanto ci proietta nella nostra coscienza, esistono delle forze, delle energie tra loro contrastanti, che determinano i modi d’essere della materia di cui siamo fatti insieme alle stelle e a tutti i “corpi” celesti. Ed è proprio nella loro opposizione che esse creano un altro da sé, organizzando gli elementi in una sintesi eterogenea.
Mettersi a confronto con l’universo significa, per questo, mettersi a confronto con se stessi, con l’Uno e il Molteplice, con lo spazio delle differenze irrazionali, incommensurabili, con il nostro intelletto, ma soprattutto con i nostri limiti.
La notte delle galassie diventa il luogo preferito del divenire umano, della sua caducità, dichiarando la solitudine ontologica di tutti i viventi.
Ma come si ordinano gli individui nella proiezione che rappresenta l’universo?
Come gestiamo il microcosmo etico, allontanandoci oggi giorno e sempre più, dall’armonia e - come l’universo stesso - dall’equilibrio?
La pretesa di una conoscenza del Tutto e di una Autocoscienza, che possa comprendere e includere razionalmente questi opposti, è determinante? La strutturale intelligenza intrinseca della materia di cui siamo formati, tende al progresso o alla decadenza?
Per dirla in parole povere, la sostanza di cui siamo fatti determina il nostro modo di essere umani?
In che misura la ricerca e il progresso ci portano a considerare l’universo come un ecosistema che si sta deteriorando? Possiamo operare un reale cambiamento, superando quel nostro scellerato sistema di consumo sfrenato, di cui il pianeta e noi siamo vittime consapevoli?
Esiste una cura contro l’egocentrismo umano? Basterà programmare la fuga dalla madre terra?
Portare in dialogo filosofia e scienza, le differenze umane, fisiche, politiche, di genere, generazionali, ossia dell’immenso involucro delle culture, è il compito principale cui dedichiamo la settima edizione.
Siamo parte del Tutto, ma possiamo conoscere solo una parte del Tutto.
Domani potremmo essere tutti differenti.